Abolizionismo 2.2

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Abolizione della pena di morte e nascita del carcere

La seconda metà del XVIII secolo segna la nascita di un vasto movimento di riforma della politica punitiva che coinvolge quasi contemporaneamente molti paesi europei e statunitensi. L'inadeguatezza delle rare prigioni esistenti e le atrocità dei castighi corporali ancora applicati ai condannati nel corso del settecento generarono un po' ovunque proteste e rivolte che dettero l'avvio ad una radicale trasformazione nella strategia della punizione. Dopo i primi, limitati esperimenti delle Case di correzione, in questi anni si diffuse una nuova forma di disciplina carceraria rivolta alla mente del recluso e destinata, nel tempo, a sostituire definitivamente le punizioni corporali.

La nuova tecnica punitiva rafforzò e perfezionò la funzione disciplinare attribuita alla religione nelle Case di internamento del XVI e XVII secolo. Il sentimento religioso fu considerato un elemento indispensabile dell'educazione penitenziaria, la massima garanzia per la restaurazione dell'ordine morale e sociale, sia all'interno che al di fuori delle prigioni. La religione doveva toccare, purificare, persuadere e santificare il cuore umano e contribuire al perfezionamento morale dell'umanità. Il penitenziario si propose infatti non solo finalità meramente punitive e di difesa sociale, ma soprattutto, ed in modo razionale e pianificato, l'emendamento ed il miglioramento spirituale dei prigionieri. Uno dei principali obiettivi che esso si prefisse fu "l'educazione delle passioni", cioè il potere di governale, attraverso l'imposizione ai reclusi di abitudini di ordine, di regolarità, di lavoro e soprattutto di severe norme morali e religiose.

La seconda metà del XVIII secolo fu un periodo di grandi cambiamenti in ambito carcerario sia negli Stati Uniti che in Europa e la religione costituì il principale elemento ispiratore di queste riforme. Negli Stati Uniti il movimento che determinò la radicale trasformazione delle strutture carcerarie esistenti fu essenzialmente religioso. I quaccheri, messi in fuga dalle congregazioni inglesi vittoriose e rifugiati nel corso del seicento a Filadelfia, sperimentarono nel secolo successivo un modello carcerario diverso, il penitenziario, destinato non più ad affliggere il corpo, ma a curare l'anima. Fiduciosi nella religione come unico strumento pedagogico, imposero ai "peccatori" un solo infallibile carceriere: Dio.

Nel 1790, sotto l'influenza diretta dell'ambiente quacchero, fu quindi inaugurata a Filadelfia la prigione di Walnut Street dove furono internati in solitary confinement i condannati a pena detentiva. La nuova disciplina carceraria si fondò sull'isolamento cellulare continuo dei reclusi, sull'obbligo del silenzio, sulla meditazione e sulla preghiera. In realtà questa forma di esecuzione penitenziaria, che permetteva di ridurre drasticamente le spese di sorveglianza, non fu del tutto originale: la Maison de force istituita in Belgio e il modello del "Panopticon" di Bentham in Inghilterra già preannunziavano l'introduzione del carcere cellulare.

Nell'organizzazione del carcere di tipo filadelfiano le formulazioni più estremistiche del pensiero protestante trovarono piena attuazione. Secondo i riformatori, il solitary confinement era in grado di risolvere ogni problema penitenziario; esso impediva la promiscuità fra i detenuti e permetteva, attraverso l'isolamento continuo, il silenzio e la preghiera, quel processo psicologico di introspezione che veniva ritenuto il veicolo più efficace per il ravvedimento. La religione costituì lo strumento privilegiato per educare alla soggezione e riformare i devianti. La pratica religiosa era considerata essenzialmente una pratica amministrativa e il cappellano era un "diligente ragioniere" che doveva rendere conto all'Amministrazione.

Il "sistema filadelfiano" fu imitato da numerosi Stati americani ed europei; in America fu introdotto nel 1796 a Newgate nello Stato di New York, nel 1804 a Charleston nel Massachusetts e a Baltimora nel Maryland, e nel 1803 a Windsor nel Vermont.

Malgrado fosse considerato il sistema di imprigionamento più umano e civile, il tasso crescente dei suicidi e della pazzia tra gli internati, quale effetto diretto dell'isolamento continuo, generarono dubbi e perplessità circa l'efficacia e la capacità rieducativa del sistema. Fu comunque il mutamento nel mercato del lavoro, con un sensibile aumento della domanda ed un conseguente rialzo del livello salariale, che determinò la crisi definitiva dell'esperienza filadelfiana. (6) Il solitary confinement, infatti, non solo privava il mercato di forza lavoro, ma attraverso l'imposizione di un lavoro antieconomico, quale era il lavoro svolto dai detenuti all'interno delle singole celle, diseducava e privava gli internati delle loro originarie capacità lavorative.

Il primo razionale tentativo di pervenire ad un esecuzione penale capace di rimediare a questi inconvenienti fu fatto per la prima volta nel penitenziario di Auburn. Questo sistema carcerario, destinato a trovare applicazione nella maggior parte degli Stati americani, si fondò sul solitary confinement durante la notte e sul common work in silenzio durante il giorno. La sua particolarità fu quella di permettere l'introduzione nel penitenziario di un tipo di lavoro analogo a quello presente nella fabbrica e di potenziare conseguentemente le funzioni attribuite alla disciplina e all'educazione.

Come il sistema filadelfiano, anche quello di Auburn fu fondato sull'isolamento e sulla necessità di evitare ogni tipo di comunione e contatto fra i detenuti. La solitudine e la separazione tra gli internati, assicurate rispettivamente dalla struttura cellulare del carcere e dall'imposizione del silenzio e delle punizioni corporali, furono infatti ritenute condizioni fondamentali per la riforma morale del detenuto. "Gettato nella solitudine, il condannato riflette. Posto solo, in presenza del suo crimine, impara ad odiarlo, e se la sua anima non è ancora rovinata dal male, è nell'isolamento che il rimorso verrà ad assalirlo".

L'isolamento dei detenuti garantiva infatti l'esercizio di un potere assoluto nei loro confronti, un potere che non poteva essere bilanciato da nessun'altra influenza; la solitudine era infatti la condizione prima della sottomissione totale. Charles Lucas, riferendosi al ruolo del direttore, dell'istitutore, del cappellano e delle "persone caritatevoli" nei confronti dei reclusi utilizzò queste parole: "Ci si immagini la potenza della parola umana che interviene nella terribile disciplina del silenzio per parlare al cuore, all'anima, alla persona umana". L'isolamento assicurava il colloquio del detenuto con il potere che si esercitava su di lui; con la solitudine e il silenzio si sottometteva, si annientava e si ricostruiva.

Ad Auburn la costrizione e la sottomissione del detenuto furono attuate attraverso la regola del silenzio che, garantita dalla sorveglianza e dalle punizioni, abituava il recluso "a considerare la legge come un precetto sacro, la cui infrazione genera un male giusto e legittimo". L'isolamento notturno, le riunioni diurne senza comunicazione e la legge garantita da un controllo ininterrotto permettevano di riformare il criminale, di riqualificarlo come individuo sociale.

A Filadelfia la riforma e la sottomissione del detenuto furono invece più profonde ed affidate al lavoro stesso della coscienza del recluso: i muri diventavano la punizione del crimine e la cella, mettendo il detenuto in presenza di se stesso, lo obbligava ad ascoltare la sua coscienza.

La lotta contro il carcere

The idea to abolish prisons is as old as prisons themselves. In the 19th century, voices like Thomas Buxton of the British Parliament and Victor Hugo of France condemned the prison system and retributive justice.

Protagonisti

I quaccheri canadesi

Nel 1981, i quaccheri canadesi approvavano una risoluzione che diceva:

"Il sistema carcerario è sia causa sia conseguenza di violenza e di ingiustizia sociale. Nel corso della storia, la maggior parte dei prigionieri sono stati i deboli e gli oppressi. È sempre più chiaro che la detenzione di esseri umani, come la loro riduzione in schiavitù, è intrinsecamente immorale, ed è altrettanto distruttivo per i carcerieri quanto per prigioneri."

Für die Abschaffung der Gefängnisse setzen sich mehrere (häufig religiös inspirierte) abolitionistische Gruppen ein. So etwa die britische Gruppe Radical Alternatives to Prison (RAP; Zeitschrift: The Abolitionist). 1983 wurde die International Conference on Prison Abolition (ICOPA) gegründet, die 1987 das Wort Prison durch Penal ersetzte. Vor allem in Skandinavien entstanden in den 1970er Jahren Vereinigungen, die sich die Abschaffung des Gefängnisses zur Aufgabe stellten. So der dänische Verein für humane Kriminalpolitik (KRIM), die schwedische Vereinigung für Strafvollzugsreform (KRUM) und der norwegische Verein für Kriminalreform (KROM). Letzterer hatte nicht zuletzt aufgrund des Engagements von Thomas Mathiesen (1974) und Nils Christie auch Einfluss auf Deutschland wie z.B. auf die Gründung des Vereins für eine bessere Kriminalpolitik (IbK) und des kriminalpolitischen Arbeitskreises in der Arbeitsgemeinschaft sozialpolitischer Arbeitskreise (KRAK in der AG SPAK). Michel Foucault wiederum engagierte sich zu der Zeit in der Gruppe Gefängnisinformation (GIP; Groupe d'Information sur les Prisons). Während diese Initiativen wenig greifbare Erfolge vorweisen konnten, hat sich an der Peripherie der westlichen Welt, speziell in Neuseeland und Australien, aber auch in Kanada, eine Bewegung der Restorative Justice etabliert, die nicht mehr auf Einschließungsmilieus setzt. Erfolge dieser Art belegen u.U. die Ansicht von Theoretikern wie Klaus Lüderssen (1984) und Gilles Deleuze (1990), dass sich die westlichen Gesellschaften bereits dem Ende der Epoche der Freiheitsstrafe nähern.

  • William Penn was the first great Quaker prison reformer. In his 'Great Experiment' in Pennsylvania in the 1680s he abolished capital punishment for all crimes ...
  • Ruth Morris
  • Michel Foucault
  • Thomas (Herman) Bianchi

Socialisti e anarchici

  • KROM, KRUM, KRIM ....

Risultati

Talvolta le lotte abolizioniste sono volte anche all’ottenimento di conquiste parziali (migliori condizioni di vita dei carcerati, migliori cure mediche ecc.), tuttavia ((even though) non si sa se erano realmente gli abolizionisti che sono arrivati a queste conquiste (questione del rapporto di causalità).

Why abolish prisons?

Goals of Imprisonment

  • Rehabilitation (special prevention)
  • Deterrence (general prevention; negative)
  • Affirmation of the normative order (general prevention; positive)
  • Retribution (vengeance)

Effects of Imprisonment

Effectivity and Efficiency

  • The fallacy of moral reform in isolation

Unintenden Consequences

  • The pains of imprisonment====

Counterproductive Effects

  • Self-pity instead of remorse

Why is it possible to abolish prisons?

There are alternatives

  • Social learning in the community
  • Re-integrative shaming, support, and accountability
  • Restorative Justice
  • Justice Re-Investment

La crisi generalizzata di tutti gli ambienti di reclusione

Bonchi (2002) ha descritto come, seguito Gilles Deleuze, il funzionamento del modello disciplinare del ventesimo secolo appare ora attraversare una crisi profonda.

Scrive in proposito Gilles Deleuze: "Ci troviamo in una crisi generalizzata di tutti gli ambienti di reclusione, prigione, ospedale, fabbrica, scuola e famiglia [...] Riformare la scuola, riformare l'industria, l'ospedale, la fabbrica, l'esercito, il carcere: ma ciascuno sa che queste istituzioni sono finite, a scadenza più o meno lunga. Si tratta soltanto di gestire la loro agonia e di tenere occupata la gente fino all'istallazione di nuove forze che premono alle porte. Queste sono le società del controllo che stanno per sostituire le società disciplinari".

Lo stesso Foucault, in una lezione tenuta nel 1978 al Collège de France prospetta l'emergere di pratiche di controllo ulteriori rispetto a quelle disciplinari che aveva descritto in Sorvegliare e Punire. Delinea i passaggi attraverso i quali prende forma storicamente un'arte di governare, che si definisce pienamente nel XVIII secolo, quando l'economia politica entra a far parte della scienza del governo. Foucault chiama governamentalità la nuova tecnologia di potere, e la definisce in questi termini: "L'insieme costituito dalle istituzioni, procedure, analisi, riflessioni, calcoli e tattiche che permettono di esercitare questa forma molto specifica sebbene molto complessa di potere, che ha per bersaglio la popolazione, per forma principale di sapere l'economia politica, per strumenti tecnici essenziali i dispositivi di sicurezza".

Continuità o rottura tra il modello disciplinare e i nuovi controlli che si moltiplicano nella società contemporanea? A prima vista, la questione sembra dipendere dall'interpretazione che si dà del concetto foucaultiano di disciplina: se questo non viene ridotto a un insieme di caratteri specifici (individualizzazione, localizzazione in determinati spazi come la scuola o la prigione, finalità "morale" di recupero dell'individuo), si può parlare di continuità; essendo la discipina una tecnologia di potere, possono mutarne gli spazi, i dispositivi, gli oggetti immediati senza che ne derivi un mutamento di paradigma .

Un'altra ipotesi possibile è che le trasformazioni in atto siano talmente profonde da sconvolgere il paradigma disciplinare. Secondo la definizione di Deleuze, un sistema "a geometria variabile" sostituisce i modelli-stampo delle reclusioni: la gestione delle società di controllo organizza il sociale secondo il criterio della modulazione su uno spazio liscio; essa supervisiona il funzionamento ma non ha più la pretesa di creare modelli stabili.

Così l'impresa ha sostituito la centralità della fabbrica: "Senza dubbio già la fabbrica conosceva il sistema dei premi, ma l'impresa si sforza più profondamente d'imporre una modulazione di ogni salario, in stati di perpetua metastabilità che passano attraverso sfide, concorsi e colloqui estremamente comici [...]. La fabbrica costituiva gli individui in corpo, per il doppio vantaggio e del padronato che sorvegliava ogni elemento nella massa, e dei sindacati che mobilitavano una massa di resistenza; ma l'impresa non cessa di introdurre una rivalità inespiabile come sana emulazione, motivazione eccellente che oppone gli individui tra di loro e attraversa ognuno, dividendolo in se stesso".

Come l'impresa rimpiazza la fabbrica, così la formazione permanente tende a rimpiazzare la scuola, e il controllo continuo prende il posto dell'esame. Nelle società disciplinari non si finiva mai di ricominciare passando da uno spazio chiuso all'altro (dalla scuola alla caserma, dalla caserma alla fabbrica ecc...); nelle società di controllo non si finisce mai con nulla, ci spiega Deleuze, in quanto ciascun meccanismo (l'impresa, la formazione) è un "sistema metastabile di una stessa modulazione".

Con la fine del fordismo, della produzione tayloristica incentrata sulla fabbrica, con il passaggio da un capitalismo per la produzione ad un capitalismo per il mercato, basato su quelle che Deleuze chiama macchine di terzo tipo, ossia computer e macchine informatiche, e che si dispiega attraverso flussi comunicativi, ogni modello stabile diventa disfunzionale. Non esistono più un dentro e un fuori, e la collocazione del singolo viene ridefinita di volta in volta, non rispetto ad un codice normativo predeterminato, ma in base al codice d'accesso (pass-word) che egli possiede in un preciso momento e per una determinata condizione.

Non è difficile comprendere come questa crisi del paradigma produttivo fordista abbia una ripercussione immediata sulle relazioni umane La fine di un quadro preciso di riferimento lascia il soggetto in balia dell'emergenza. Ogni riferimento certo è perduto, la regola si moltiplica e viene richiesta la massima flessibilità. Questa situazione produce la schizofrenia di cui parlano Deleuze e Guattari in Millepiani. Secondo la loro analisi, nei casi peggiori l'individuo reagisce chiudendosi, riterritorializzandosi in dinamiche identitarie e microfasciste 6. Perdita di senso e riterritorializzazioni microfasciste rintracciabili in varia forma e in differenti tendenze sociali rappresentano la ricaduta sociale dello stato di emergenza indotto dalla crisi del paradigma produttivo: ossessione per la "sicurezza", ideologia della "tolleranza zero", vecchie e nuove fobie come l'"emergenza profughi" o quella sulla microcriminalità, che aprono la strada alle pratiche di controllo globale sul sociale, sono il prodotto di questa situazione di crisi permanente.

How to overcome prisons

Thomas Mathiesen

  • "positive" vs. "negative" reforms

Weblinks und Literatur

  • Mathiesen, Thomas (1974) The Politics of Abolition. London.

Voci correlate