Raffaele Garofalo: Unterschied zwischen den Versionen

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Der neapolitanische Richter, konservative Senator (ab 1909) und Wissenschaftler Baron '''Raffaele di Garofalo''' (* 18.11. 1851 in Neapel; † 18.04.1934 in Neapel) gilt aufgrund seines Lehrbuchs "Criminologia" (1885) als Erfinder der Bezeichnung "Kriminologie". Darüber hinaus
Der neapolitanische Richter (ab 1874), Strafrechts- und Strafprozessrechtslehrer (Privatdozent ab 1891) und konservative Senator (ab 1909) Baron '''Raffaele di Garofalo''' (* 18.11. 1851 in Neapel; † 18.04.1934 in Neapel) gilt aufgrund seines Lehrbuchs "Criminologia" (1885) als Erfinder der Bezeichnung "Kriminologie". Darüber hinaus
*war zusammen mit [[Cesare Lombroso]] und [[Enrico Ferri] einer der Begründer der scuola positiva di diritto penale, also einer positivistischen Richtung im (italienischen) Strafrecht, die in kriminologischen Lehrbüchern auch als positive (oder: italienische) Schule der Kriminologie bekannt ist und  
*war zusammen mit [[Cesare Lombroso]] und [[Enrico Ferri] einer der Begründer der scuola positiva di diritto penale, also einer positivistischen Richtung im (italienischen) Strafrecht, die in kriminologischen Lehrbüchern auch als positive (oder: italienische) Schule der Kriminologie bekannt ist und  
*bemühte sich mit dem (umstrittenen) Begriff des [[natürliches Verbrechen| natürlichen Verbrechens]] um eine vom gesatzten Recht unabhängige Bestimmung des Gegenstands der Kriminologie.
*bemühte sich mit dem (umstrittenen) Begriff des [[natürliches Verbrechen| natürlichen Verbrechens]] um eine vom gesatzten Recht unabhängige Bestimmung des Gegenstands der Kriminologie.


Terminati nel 1872 gli studi di giurisprudenza, nel 1874 entrò in magistratura rimanendo a Napoli, dapprima presso la procura distrettuale, poi presso la procura generale della Corte di cassazione. Nel corso dello stesso anno fu temporaneamente applicato al ministero di Grazia e Giustizia dove studiò la letteratura giuridica francese e, soprattutto, quella tedesca.
Raffaele Garofalo, Sohn von Giovanni Garofalo (aus einer alten Familie katalonischen Ursprungs) und Carolina Zezza di Zapponeta, absolvierte ein Jurastudium in Neapel 1872, schlug 8174 die Laufbahn als Richter ein, wo er es bis zum Präsidenen des Kassationsgerichtshofs brachte, lehrte Strafrecht und Strafprozessrecht in Neapel und war zudem ein erfolgreicher Politiker, der sich auf der Seite der Konservativen gegen Sozialismus und Marxismus sowie für eine neutrale Haltung Italiens im Ersten Weltkrieg und später dann auf der Seite von Benito Mussolini engagierte.   
 
Il G. mostrò di apprezzare la teoria, sostenuta anche da P.S. Mancini, che commisurava la gravità dei reati in base all'impulso, ovvero alla causa, che determina l'azione piuttosto che in rapporto alla sussistenza della premeditazione. Pochi anni dopo, pubblicò la traduzione di Das Verbrechen des Mordes und die Todesstrafe di F. von Holtzendorff (Berlin 1875) con il titolo L'assassinio e la pena di morte (Napoli 1877), dedicandola al Mancini allora ministro guardasigilli. Nell'introduzione evidenziò, come parte più scientificamente rigorosa del volume, il capitolo in cui l'autore - analogamente a quanto il Mancini aveva insegnato dalla cattedra di diritto e procedura penale dell'Università di Roma - fondava la determinazione della gravità del reato sui moventi morali, superando il criterio basato sulla premeditazione in quanto giudicava inammissibile la conclusione per cui un omicidio premeditato si sarebbe dovuto considerare comunque più grave di uno non premeditato, quali che fossero stati i motivi determinanti il fatto nell'uno e nell'altro caso.
 
Concluso l'incarico presso il ministero, dall'anno successivo il G. passò, con il grado di aggiunto, al tribunale civile di Napoli, intraprendendo stabilmente la carriera nella magistratura, anche se non abbandonò mai l'attività di studio e di ricerca. In questo ambito egli è tradizionalmente accostato a E. Ferri e a C. Lombroso tra i fondatori della scuola positiva del diritto criminale, materia di cui, nel 1891 presso l'Università di Napoli, ottenne la libera docenza, insieme con quella di procedura penale.
 
Sul Ferri e sul Lombroso il G. vantava, tuttavia, una priorità cronologica per aver pubblicato, nel 1877 sul Giornale napoletano (III, 5, f. 3), Della mitigazione dei reati di sangue e, poco più tardi, Di un criterio positivo della penalità (Napoli 1880). In quest'ultima opera - espressamente accostata, nell'introduzione, alla dottrina positivistica del francese A. Fouillée - il criterio di determinazione della pena viene rapportato alla temibilità del colpevole desumibile dai reati commessi, i quali costituiscono la risultante di una gravità criminosa oggettiva, graduata sull'allarme sociale prodotto dal fatto, e di una gravità soggettiva, incardinata alla tendenza del soggetto delinquente a commettere successivamente altri reati. Il G. superava così i criteri tradizionali che valutavano i delitti sul fondamento della oggettiva interrelazione tra il danno prodotto e la misura della pena, in parte influenzato dalla concezione della pena di G.D. Romagnosi come controspinta tanto più energica quanto più violento fosse stato l'impeto al delitto, ma subordinandola alla ricerca della gravità relativa del delitto in rapporto sia alla personalità del delinquente, sia all'osservazione scientifica dei fatti e all'indagine statistica.
 
L'impostazione positivistica rimane alla base dei numerosi scritti che il G. dedicò a questioni particolari di diritto penale, come quella della riparazione: Riparazione alle vittime del delitto, Torino 1887; Se e quali provvedimenti siano da suggerire per meglio assicurare la riparazione dei danni derivati dal reato e per indennizzare le vittime degli errori giudiziari (relazione al III Congresso giuridico nazionale di Firenze), Firenze 1891, e La indennità alle vittime dei reati (estratto dall'Enciclopedia giuridica italiana), Milano 1901.
 
In essi il G. configurava la riparazione come figura ausiliaria della pena proponendo per i reati lievi, in sostituzione delle pene carcerarie di brevissima durata, la condanna al pagamento di un'indennità sotto forma di ammenda a favore dell'offeso e prevedendo energici mezzi coattivi per il pagamento, sia preventivi, come il sequestro conservativo dei beni o l'iscrizione d'ufficio dell'ipoteca sui beni immobili, sia esecutivi, come la vendita dei beni a favore dell'offeso o la ritenuta sul salario da versare in un'apposita cassa a cura dei datori di lavoro. La riparazione alle vittime del reato finiva, quindi, per rivestire una funzione sociale accanto alla pena che, però, mal si conciliava con la tradizionale distinzione tra azione penale, posta a tutela dell'interesse collettivo, e azione per danni sul cui oggetto può intervenire anche una rinuncia del danneggiato o una transazione.
 
Nel 1889 il G., ormai presidente del tribunale civile di Napoli, pubblicò, insieme con L. Carelli, lo studio Dei recidivi e della recidiva nel Completo trattato teorico e pratico di diritto penale (a cura di P. Cogliolo, IV, Milano 1888, pp. 781-943), in cui, come parte integrante della teoria della pena, prendeva in esame il caso di successive condanne riportate da un medesimo soggetto, colpevole di reati diversi, in quanto dimostrativo del persistere della tendenza criminosa nell'autore delle azioni penalmente rilevanti.
 
Al riguardo mostrava di non condividere la sistematica del codice Zanardelli che si riferiva alla "recidiva", mentre meglio sarebbe stato per il G. ritornare alla intitolazione "dei recidivi" del corrispondente capo del codice del 1859. In quelle pagine, infatti, egli tacciava la nozione di recidiva di astrattezza e di reverenza alla scuola classica del diritto penale, in quanto, nel giudizio, la reiterazione dei reati avrebbe dovuto essere considerata insieme con la valutazione della personalità dell'autore come espressione della tendenza a delinquere.
 
Il G. sostenne con fermezza l'applicazione del massimo rigore nella repressione dei reati e partecipò da fervente conservatore al dibattito sulla eliminazione della pena capitale dall'ordinamento italiano che precedette l'emanazione del codice Zanardelli.
 
Con la pubblicazione dello scritto Contro la corrente (Napoli 1888) intese derivare dall'antropologia e dalla psicologia criminale le ragioni del mantenimento della pena di morte: considerò l'istinto di pietà congenito nell'uomo e attinente solo in minima parte all'educazione, derivandone l'anormalità psichica di coloro che non mostrassero turbamento per il dolore inflitto ad altri. Classificò tali soggetti come una tipologia della razza su cui non era possibile intervenire attraverso l'educazione e che, dunque, non poteva essere emendata. La pena di morte veniva perciò considerata l'unico strumento repressivo veramente idoneo a preservare la società civile e a essa il G. attribuì altresì una funzione eugenetica di eliminazione degli individui psichicamente anormali, limitando, tuttavia, la necessità del ricorso alla soppressione del reo ai casi di omicidi qualificati da eccezionale crudeltà e nei quali, a prescindere dall'indagine sulla premeditazione, era comunque dato di riscontrare l'anormalità psichica di chi li avesse commessi.
 
 
Nell'inverno del 1896, mentre era procuratore del re a Castiglione delle Stiviere, ritornò a prestare servizio presso il ministero di Grazia e Giustizia, stavolta come capo dell'ufficio legislativo.
 
Nello stesso anno portò a compimento la sua opera più nota, Criminologia. Studio sul delitto, sulle sue cause e sui mezzi di repressione (Torino 1885; 2ª ed. ibid. 1896), nella quale emergeva una nozione di imputabilità ormai totalmente distaccata dalla responsabilità morale individuale in favore di un'impostazione deterministica, basata sull'osservazione psicologica e antropologica del delinquente e delle circostanze esterne al reato.
 
La carriera del G. in magistratura raggiunse i più alti gradi: consigliere della Corte di cassazione di Roma nel 1902 e presidente di sezione della corte d'appello di Napoli l'anno seguente; avvocato generale presso la Cassazione di Roma nel 1911, quindi presidente di sezione della stessa nel 1913. Il 23 dic. 1915 fu nominato procuratore generale presso la Corte di cassazione di Torino, passando poi con lo stesso incarico a Napoli dal 24 dic. 1919. Qui il 1° maggio 1920 divenne primo presidente, fino al 31 genn. 1922 quando fu collocato a riposo a domanda per raggiunti limiti di età. Il G. era stato nominato senatore il 4 apr. 1909.
 
Raffaele Garofalo, Sohn von Giovanni Garofalo (aus einer alten Familie katalonischen Ursprungs) und Carolina Zezza di Zapponeta, studierte an der Universität von Neapel, wo er später Strafrecht und Strafprozessrecht lehrte. In der Politik engagierte er sich auf der Seite der Konservativen gegen Sozialismus und Marxismus, für eine neutrale Haltung Italiens im Ersten Weltkrieg und in den 1920er Jahren dann für Benito Mussolini.   
   
   
In der "Criminologia" bemühte er sich um eine soziologische Definition des [[Verbrechen]]s, die es erlauben würde, diejenigen Handlungen zu bestimmen, die durch Strafe unterdrückt werden könnten. Diese stellten seiner Meinung nach die "[[Natürliches Verbrechen|natürlichen Verbrechen]]" dar, also Handlungen, die die beiden fundamentalen altruistischen Gefühle verletzten, die alle Menschen gemeinsam haben, nämlich Anstand und Mitleid. Garofalo bestritt die Doktrin von der Willensfreiheit und favorisierte die positivistisch-empirische Untersuchung des Verbrechens.
In der "Criminologia" bemühte er sich um eine soziologische Definition des [[Verbrechen]]s, die es erlauben würde, diejenigen Handlungen zu bestimmen, die durch Strafe unterdrückt werden könnten. Diese stellten seiner Meinung nach die "[[Natürliches Verbrechen|natürlichen Verbrechen]]" dar, also Handlungen, die die beiden fundamentalen altruistischen Gefühle verletzten, die alle Menschen gemeinsam haben, nämlich Anstand und Mitleid. Garofalo bestritt die Doktrin von der Willensfreiheit und favorisierte die positivistisch-empirische Untersuchung des Verbrechens.
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== Veröffentlichungen von Raffaele Garofalo ==
== Veröffentlichungen von Raffaele Garofalo ==
*Raffaele Garofalo, Criminologia (1885). 2. Aufl. 1891. Engl.: Criminology, 1914.
*Raffaele Garofalo, Criminologia. Studio sul delitto, sulle sue cause e sui mezzi di repressione. Torino 1885; 2ª ed. ibid. 1891 oder 1896. Engl.: Criminology, 1914.
*Studi recenti di penalità (1878)
*Studi recenti di penalità (1878)
*Di un criterio positivo della penalità (1880)
*Riparazione alle vittime del delitto, Torino 1887
*Contro la corrente! Pensieri sulla proposta abolizione della pena di morte (1888)
*Contro la corrente! Pensieri sulla proposta abolizione della pena di morte (1888)
*Ancora sulla pena capitale (1933)
*Ancora sulla pena capitale (1933)
*Sulla criminalità e la legislazione penale, Roma 1929.
*Sulla criminalità e la legislazione penale, Roma 1929.
*L'assassinio e la pena di morte, Napoli 1877 (Übersetzung von F. von Holtzendorff, Das Verbrechen des Mordes und die Todesstrafe, Berlin 1875).
*Della mitigazione dei reati di sangue, Giornale napoletano III, 5, f. 3 (1877)
*Di un criterio positivo della penalità. Napoli 1880.
*La indennità alle vittime dei reati (Auszug aus der Enciclopedia giuridica italiana), Milano 1901.
*Dei recidivi e della recidiva, in: Completo trattato teorico e pratico di diritto penale (a cura di P. Cogliolo, IV, Milano 1888, pp. 781-943 (veröffentlicht 1889; zusammen mit L. Carelli)





Version vom 8. Juli 2013, 12:11 Uhr

Der neapolitanische Richter (ab 1874), Strafrechts- und Strafprozessrechtslehrer (Privatdozent ab 1891) und konservative Senator (ab 1909) Baron Raffaele di Garofalo (* 18.11. 1851 in Neapel; † 18.04.1934 in Neapel) gilt aufgrund seines Lehrbuchs "Criminologia" (1885) als Erfinder der Bezeichnung "Kriminologie". Darüber hinaus

  • war zusammen mit Cesare Lombroso und [[Enrico Ferri] einer der Begründer der scuola positiva di diritto penale, also einer positivistischen Richtung im (italienischen) Strafrecht, die in kriminologischen Lehrbüchern auch als positive (oder: italienische) Schule der Kriminologie bekannt ist und
  • bemühte sich mit dem (umstrittenen) Begriff des natürlichen Verbrechens um eine vom gesatzten Recht unabhängige Bestimmung des Gegenstands der Kriminologie.

Raffaele Garofalo, Sohn von Giovanni Garofalo (aus einer alten Familie katalonischen Ursprungs) und Carolina Zezza di Zapponeta, absolvierte ein Jurastudium in Neapel 1872, schlug 8174 die Laufbahn als Richter ein, wo er es bis zum Präsidenen des Kassationsgerichtshofs brachte, lehrte Strafrecht und Strafprozessrecht in Neapel und war zudem ein erfolgreicher Politiker, der sich auf der Seite der Konservativen gegen Sozialismus und Marxismus sowie für eine neutrale Haltung Italiens im Ersten Weltkrieg und später dann auf der Seite von Benito Mussolini engagierte.

In der "Criminologia" bemühte er sich um eine soziologische Definition des Verbrechens, die es erlauben würde, diejenigen Handlungen zu bestimmen, die durch Strafe unterdrückt werden könnten. Diese stellten seiner Meinung nach die "natürlichen Verbrechen" dar, also Handlungen, die die beiden fundamentalen altruistischen Gefühle verletzten, die alle Menschen gemeinsam haben, nämlich Anstand und Mitleid. Garofalo bestritt die Doktrin von der Willensfreiheit und favorisierte die positivistisch-empirische Untersuchung des Verbrechens.

Als Sozialdarwinist schlug Garofalo vor,

  1. Todesstrafe für diejenigen, deren kriminelle Taten aus einer permanenten psychischen Anomie resultierten, die sie unfähig zum sozialen Leben machten
  2. Teilweise Elimination oder Langzeit-Einsperrung derjenigen, die nur für das Leben von Nomadenhorden oder primitiven Stämmen geeignet sind
  3. Zwangswiedergutmachung durch nicht rückfallgefährdete Täter, die ihre Taten unter dem Druck außergewöhnlicher Umstände begingen.


Veröffentlichungen von Raffaele Garofalo

  • Raffaele Garofalo, Criminologia. Studio sul delitto, sulle sue cause e sui mezzi di repressione. Torino 1885; 2ª ed. ibid. 1891 oder 1896. Engl.: Criminology, 1914.
  • Studi recenti di penalità (1878)
  • Riparazione alle vittime del delitto, Torino 1887
  • Contro la corrente! Pensieri sulla proposta abolizione della pena di morte (1888)
  • Ancora sulla pena capitale (1933)
  • Sulla criminalità e la legislazione penale, Roma 1929.
  • L'assassinio e la pena di morte, Napoli 1877 (Übersetzung von F. von Holtzendorff, Das Verbrechen des Mordes und die Todesstrafe, Berlin 1875).
  • Della mitigazione dei reati di sangue, Giornale napoletano III, 5, f. 3 (1877)
  • Di un criterio positivo della penalità. Napoli 1880.
  • La indennità alle vittime dei reati (Auszug aus der Enciclopedia giuridica italiana), Milano 1901.
  • Dei recidivi e della recidiva, in: Completo trattato teorico e pratico di diritto penale (a cura di P. Cogliolo, IV, Milano 1888, pp. 781-943 (veröffentlicht 1889; zusammen mit L. Carelli)


Literatur

  • Francis A. Allen, Raffaele Garofalo, 1852-1934, in: Hermann Mannheim (Hrsg.), Pioneers in Criminology, London 1960, S. 254-276
  • Necr. in Corriere della sera, 27 apr. 1934
  • Rom, Arch. centr. dello Stato, Ministero di Grazia e Giustizia, Personale della magistratura, II versamento, b. 967
  • T. Rovito, Letterati e giornalisti italiani contemporanei, Napoli 1922, p. 186
  • U. Spirito, Storia del diritto penale italiano da C. Beccaria ai giorni nostri, Torino 1932, p. 210
  • F. Grispigni, Le concezioni penalistiche di A. Rosmini e di R. G.: contributo allo studio delle origini della scuola positiva, in Riv. di diritto penitenziario, 1940, pp. 5-37
  • G. Nirchio, in Enc. filosofica, II, Firenze 1967, coll. 1588 s.
  • Enc. biogr. e bibliogr. "Italiana", A. Malatesta, Ministri, deputati, senatori dal 1848 al 1922, II, pp. 16 s.
  • M. Missori, Governi, alte cariche dello Stato e prefetti del Regno d'Italia, Roma 1973, pp. 198 s., 207.

Weblinks